Al secolo
Eugenio Pacelli. Pontefice dal marzo 1939 all'ottobre 1958.
Nato da una nobile famiglia romana, compì i suoi studi presso
l'Università Gregoriana di Roma, laureandosi in Teologia e Diritto. Fu
ordinato sacerdote nel 1899 ed entrò nella segreteria di Stato, presso la
Congregazione degli affari straordinari, diventandone prima sottosegretario
(1911), poi segretario (1914); nel medesimo tempo continuò gli studi di
Diritto canonico, mentre ne era docente presso l'ateneo del Seminario Romano.
Nel 1917 ricevette da Benedetto XV la nomina a vescovo e a nunzio per la Baviera
prima e, dal 1920, per l'intera Repubblica di Weimar. Alla sua opera come nunzio
e, dal 1929, come segretario di Stato si devono le firme dei concordati con
Baviera, Prussia, Austria, Baden e Reich nazista. Sempre nel 1929 fu creato
cardinale e fu inviato in più occasioni come rappresentante personale di
Pio XI a Buenos Aires, Budapest, Lourdes, Washington, ecc. Nel marzo 1939 fu
eletto papa al terzo scrutinio, e il suo pontificato si aprì nel segno
del conflitto mondiale, cui egli dedicò la sua prima enciclica
Summi
pontificatus (ottobre 1939), denunciando l'origine della guerra nel mancato
rispetto, da parte degli Stati, della legge divina. Benché non si possa
sottovalutare l'intensa opera esercitata durante la guerra dal pontefice e dalla
Santa Sede nell'assistenza e nel soccorso delle popolazioni colpite, l'aiuto
prestato a cattolici e non, l'istituzione di un segretariato per le informazioni
sui e tra i profughi e i dispersi, non si può ugualmente dimenticare
l'estrema indecisione che impedì a
P. di levare la voce e la
condanna del suo alto ufficio contro le stragi antisemite perpetrate dai
nazisti, come già aveva fatto per quanto riguardava sterilizzazione
coatta ed eutanasia di handicappati "ariani", riuscendo a bloccare
tali programmi. I tiepidi accenti in difesa degli Ebrei, e di quanti rischiarono
la vita per soccorrerli, pesano come una tragico limite del pontificato di
P., che sottovalutò i crimini del Nazismo e dedicò invece
ogni vigore alla lotta contro il pericolo di una espansione del Comunismo. Per
tale ragione il pontefice non seppe condannare apertamente e radicalmente la
"cattolica" Germania (neanche quando il clero e molti vescovi furono
internati nei lager per la loro opera in favore di Ebrei e partigiani) proprio
perché naturale avversaria dell'atea Unione Sovietica. Il radio messaggio
del Natale 1942, nel pieno della guerra, quando già i ghetti nell'Europa
orientale erano stati costituiti, già erano state perpetrate le
fucilazioni in massa di Ebrei orientali e i campi di sterminio venivano messi in
funzione, si incentrava sui pericoli dell'ateismo e del materialismo. Quando
Roma fu occupata dalle truppe tedesche,
P. si adoperò per far
dichiarare Roma "città aperta" e assunse, nel vuoto di potere
creatosi in Italia dopo la fuga del re, grande prestigio e autorità, che
cercò di spendere per rendere meno aspra l'occupazione nazista;
ciò non impedì però la deportazione degli Ebrei romani
rastrellati nel ghetto di Portico d'Ottavia. Nel dopoguerra la preoccupazione di
P. si volse soprattutto a combattere la diffusione del Comunismo in
Italia e nel mondo: attraverso la capillarità dell'Azione Cattolica e
rigide direttive al clero e ai fedeli, influì sulla vittoria della
Democrazia Cristiana nelle elezioni italiane del 1948. Nel 1949 emanò il
decreto di scomunica non solo per gli aderenti ai partiti comunisti, ma anche
per chi desse loro il proprio voto.
P. svolse una vasta attività
anche in campo dogmatico e strettamente teologico. Nell'enciclica
Mystici
corporis (1943), sviluppò il proprio progetto ecclesiologico:
riprendendo l'insegnamento paolino che poneva il corpo della Chiesa in
unità con Cristo morto e risorto, il papa intendeva il corpo ecclesiale
in quanto organismo visibile, istituzione organizzata secondo una gerarchia,
storicamente identificato con la Chiesa cattolica. Essa risultava essere
perciò il "mistico corpo", solidale con Cristo, che la governa
e guida mediante il Suo vicario e i vescovi successori degli apostoli: la
gerarchia cattolica veniva così a unire la sacralità
all'autorità. Altre encicliche ebbero importanza nella riflessione
teologica di
P.: la
Divino afflante spiritu (1943) diede impulso
agli studi biblici, esplicitandone i criteri guida; la
Mediator Dei
(1947) puntualizzò diversi aspetti della teologia sacramentaria e
liturgica; l'
Humani generis (1950) attaccò le dottrine
relativistiche che trovavano spazio anche all'interno della Chiesa e che
rischiavano di minarne l'unità dottrinale; la
Munificentissimus
Deus (1950), riprendendo una tradizione di fede viva sin dai primi secoli
del Cristianesimo, definì
ex cathedra il dogma dell'Assunzione di
Maria in Cielo, proclamato nel corso delle celebrazioni dell'Anno Santo
ordinario del 1950; la
Sempiternus Rex (1951), composta in occasione del
14° centenario del Concilio di Calcedonia, condannava esplicitamente la
dottrina luterana della
chenosi di Cristo e le nuove dottrine sul mistero
dell'Incarnazione. Rilevanti furono gli interventi sulla liturgia operati dal
pontefice (ripristino della veglia pasquale del Sabato Santo, introduzione della
Messa vespertina, attenuazione del digiuno eucaristico), che inoltre
ampliò, per numero e nazionalità dei suoi membri, il collegio
cardinalizio. Numerosi furono i discorsi dedicati da
P. a temi economici,
pedagogici, scientifici, giuridici, sempre tesi a individuare le proposizioni
potenzialmente o esplicitamente in contraddizione con la dottrina cattolica e ad
affermare il primato del magistero ecclesiale e papale nel delineare i confini
della moralità nella società umana. Questa volontà di
cattolicizzare ogni realtà dell'agire dei singoli e della
collettività creò diversi contrasti a carattere politico e
culturale anche con la DC di De Gasperi.
P. promosse numerose
canonizzazioni e proclamò san Francesco e santa Caterina da Siena patroni
d'Italia. Gli successe Giovanni XXIII (Roma 1876 - Castel Gandolfo, Roma
1958).
Papa Pio XII
Il pontefice Pio XII